Un batterista tiene il tempo, con precisione leggera. Un uomo in completo e cravatta rovescia soldi da una mano all’altra, aprendo lentamente le dita. Poi capovolge le mani e ricomincia.
“Il denaro è tempo… il denaro è tempo…” ripete fra sé e sé, quindi mette le monete in un cappello che allunga in direzione degli astanti, per chiedere le elemosina. Prima che un passante possa lasciare l’offerta, toglie il cappello e lo porge a qualcun altro. Improvvisamente, l’uomo in completo e cravatta incomincia a urlare.
“Il denaro è tempo! Come se cadessero monete, nella clessidra, al posto della sabbia… una dopo l’altra, attraverso quel foro minuscolo…”
“Non urlare, pazzo”, si intromette il batterista, senza smettere di suonare. “Non vedi che è già buio? Gli altri stanno dormendo. Ah, è proprio questo che vuoi. Svegliarli. Tanto chiunque si svegli, accenderà la televisione. O ti tira un secchio d’acqua. A nessuno importa quello che hai da dire. Smettila di urlare, mi ascolti? Non si è accesa nemmeno una luce! Sei circondato da indifferenza e tapparelle abbassate. Nemmeno i passanti ti stanno a sentire. Hanno tutti qualcosa di meglio a cui pensare o delle preoccupazioni più gravi.”
Parte un assolo: tom, rullante, tamburi. Le bacchette lasciano la scia muovendosi.
“Il denaro è tempo! Come se rovesciassi dei soldi, ogni volta che guardo l’orologio…”
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